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Recensione: Spezzate di J.E.S. Doyle

  Scheda libro: Casa editrice: Tlon edizioni Collana: Numeri primi Anno di pubblicare: 2022 Genere: Saggistica/Femminismo Target: All Formato: Brossura, 297 pagine Codice ISBN: 978-88-31498-65-4 Prezzo: 19,00 € Risvolto di copertina: Donne che sbagliano. Donne che crollano. Donne che, con la loro condotta, osano sfidare i limiti imposti da una cultura patriarcale. Donne spezzate dal morboso piacere di vederle fallire. È di queste donne che Jude Ellison Sady Doyle parla nel suo nuovo libro, Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, esplorando il meccanismo perverso che stritola e soffoca le donne di ogni epoca. Da Charlotte Brontë a Miley Cirus, da Britney Spears a Hillary Clinton, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si era ottenuto. Come già ne Il mostruoso femminile, questo saggio crudo e graffiante è anche un invito rivol

Recensione: Specchio delle mie brame - la prigione della bellezza di Maura Gancitano

 


Scheda libro

Casa editrice: Einaudi 

Collana: Super Et Opera Viva

Anno di pubblicazione: 2022

Genere: Saggio Filosofico

Target: All

Formato: Brossura, 174 pagine

Codice ISBN: 978-88-06-25114-7

Prezzo: € 14,00


Risvolto di copertina:


L'idea che la bellezza sia qualcosa di oggettivo e naturale è una superstizione moderna. Infatti non è mai esistita un'epoca in cui non convivessero estetiche e sensibilità diverse. Il culto della bellezza è diventato una prigione solo di recente: quando le coercizioni materiali verso le donne hanno iniziato ad allentarsi, il canone estetico nei confronti del loro aspetto è diventato rigido e asfissiante, spingendole alla ricerca di una perfezione irraggiungibile. Qui sta il punto: l'idea di bellezza ha subito con la società borghese uno spostamento di significato, da enigma a modello standardizzato che colonizza il tempo e i pensieri delle donne, facendole spesso sentire inadeguate. Il risultato è che viviamo in un tempo in cui le persone potrebbero essere finalmente libere, ma in cui, al contrario, ha valore e dignità solo ciò che risponde a determinati parametri. Ripensare la bellezza al di là dell'indottrinamento e del consumo significa coglierla come percorso di fioritura personale, lontano da qualunque tipo di condizionamento esterno. In questo libro Maura Gancitano racconta la storia di un mito antico quanto il mondo e ci fa vedere come le scoperte della filosofia, dell'antropologia, della psicologia sociale e della scienza dei dati possano distruggere un'illusione che ci impedisce ancora di ascoltare e seguire i nostri autentici desideri e di vivere liberamente i nostri corpi. 


Recensione:


Prima di acquistare Specchio delle mie brame - la prigione della bellezza di Maura Gancitano, mi sono soffermata nel leggere l'introduzione. 


Difficilmente la leggo, prima di acquistare un testo. In genere, quando mi trovo innanzi gli scaffali di una libreria, so cosa voglio leggere e perché. In questo caso ero leggermente in dubbio: da una parte ero attratta dalla copertina (cosa che mi capita piuttosto raramente) e dalla presentazione del saggio sui social; d'altra parte, però, l'argomento in sé non destava il mio interesse. 


La bellezza non è mai stato un tema sul quale mi sia soffermata più di tanto, né in negativo né in positivo. L'ho sempre considerato un argomento frivolo e per questo non degno di particolare attenzione.


Ma, come vi dicevo, ho scelto di leggere l'introduzione, proprio lì, nell'angolo bar della libreria Feltrinelli di Palermo. E devo dire che mi ha rapita completamente.


L'autrice apre l'opera in maniera intimista e personale, raccontando ai lettori e alle lettrici come le sue idee sul concetto di bellezza fossero maturate da una lettura scolastica: il racconto Belloccia e Bruttina di Madame Leprince de Beaumont. 


La morale della storia era che la bellezza esteriore è noiosa e rende le donne frivole e infelici, distogliendole dallo studio e dalla vera bellezza interiore.


E lì sono entrata completamente in empatia con il testo. Ma leggendo l'opera vi ho trovato degli spunti di riflessione degni di nota e su cui, ahimè, in passato non mi ero soffermata più di tanto.


Dunque, fatta questa doverosa premessa, di cosa parla esattamente il libro? Maura Gancitano ripercorre una sintetica cronistoria del concetto di bellezza, riflettendo su come sia mutato lo sguardo giudicante dell’essere umano nel tempo. 


Secondo la filosofa, il culto della bellezza, per come lo intendiamo oggi, nasce con la società borghese e via via trova dei formidabili alleati nelle nuove scoperte tecnologiche, quali la fotografia e la pubblicità. Nella fattispecie, quest'ultima si basa sullo sguardo del genere maschile (europeo/americano e cisgender) ed è, di conseguenza, plasmata sul suo punto di vista. 


Questo sistema riguarda una struttura sociale di cui la maggior parte delle persone non è ancora consapevole: non è stato l'intero genere maschile a mettersi d'accordo per impedire alle donne di essere libere, ma è stato l'ordine sociale che -nel momento in cui le donne hanno avuto accesso all'indipendenza- ha iniziato a produrre controimmagini e a cercare di contenere il cambiamento. 


Così, la necessità di creare un rigido canone estetico standardizzato, al quale le donne debbano volente o nolente uniformarsi, nasce per controllare fisicamente e psicologicamente le persone, finendo per divenire una religione inclusiva e pervasiva.


Se in epoca medioevale prendersi cura di sé, mediante cosmetici e rimedi naturali, era sinonimo d'intelligenza ed emancipazione femminile, in tempi moderni la bellezza assurge a valore morale, il cui inadempimento è interamente deputabile alla pigrizia del soggetto in questione. 


Se è vero che non esistono donne brutte, bensì pigre, allora occorre fare di tutto per ovviare al problema. E l'industria della bellezza si propone di fornire a chiunque lo desideri gli strumenti necessari per farlo. Ed ecco perché le donne, seppur guadagnino meno degli uomini, spendono di più di loro in beni che non sono di prima necessità.


Persino le campagne sensibilizzatrici degli ultimi anni a opera delle grandi aziende di settore, che si propongono l'obiettivo di aiutare le donne a superare le loro insicurezze e di far in modo che ognuna di loro si senta bella senza giudicarsi, sono nate con il subdolo scopo di entrare in empatia con la clientela per fidelizzarla.


Negli ultimi anni sono nate delle campagne pubblicitarie allo scopo di rassicurare le donne nei confronti della propria bellezza. Eppure, queste iniziative nascondono almeno due criticità: la bellezza rimane comunque al centro del discorso e lo scopo finale è sempre quello di vendere i prodotti.


La questione della bellezza, analizzata da questa prospettiva, è una problematica che riguarda ognuna di noi: anche una persona come me, che si è ritenuta sempre libera da determinate paranoie e che è riuscita a vivere serenamente con i propri difetti estetici. 


Eppure, quando ci trucchiamo e ci imbellettiamo per renderci presentabili innanzi lo sguardo degli altri, oppure editiamo le nostre foto prima di postarle sui social, forse non stiamo rispettando i medesimi standard di bellezza che credevamo non ci toccassero?Almeno in parte, sì. Dunque, non possiamo dirci completamento fuori dal sistema, perché comunque nel sistema ci viviamo. Un sistema avido che nella sua voracità pretende d'inglobare proprio chiunque, financo il genere maschile.


E la ragione alla base di queste iniziative è, purtroppo, solo quella di creare nuovi bisogni e immettere nel mercato nuovi prodotti per accrescere il fatturato del settore della bellezza, a cui gli uomini hanno guardato finora con poco interesse. L'invito, anche nei loro confronti, è sempre lo stesso: sentirsi in colpa per il proprio corpo e trasformarlo al solo scopo di compiacere lo sguardo giudicante delle donne. 


Ma a cosa risponde lo standard di bellezza a cui tutti e tutte, secondo le leggi di mercato, dobbiamo aderire? Su questo punto la filosofa è molto chiara: 


Oggi, in effetti, bello è ciò che non da fastidio, ch'è piacevole, che rientra negli standard. È un ideale apollineo, misurabile, controllabile, monetizzabile. La tua bellezza è un capitale, devi averne controllo, esserne consapevole, pensare a come accumularne di più.


E con l'avvento dei social media tali dinamiche si stanno insinuando sempre di più, avendo delle ricadute psichiche, emotive e sociali non indifferenti:


Viviamo un'ansia che prima era riservata alle celebrità. Sappiamo di essere visti, osservati e spiati anche solo da ex fidanzati, ex compagni di scuola o conoscenti a cui siamo antipatici. Ci sentiamo sotto esame, perché in effetti lo siamo, e anche quando ci sottraiamo ai trend dei social non siamo in realtà immuni dai loro effetti.


Com'è possibile, dunque, ripensare al concetto di bellezza al di là dalle logiche consumistiche e dagli stereotipi sociali? Specchio delle mie brame - la prigione della bellezza di Maura Gancitano è un invito a riappropriarci del concetto di bellezza, ripensadola come mistero, nutrimento esistenziale e relazionale.


Benché Specchio delle mie brame -la prigione della bellezza sia un'opera a carattere filosofico, si rivolge davvero a chiunque. L'autrice, infatti, con sapiente maestria, riesce a bilanciare le riflessioni di autori come Foucault e Weber ad esempi di vita quotidiana e di donne famose, come la modella Emily Ratajkowski e l’attrice Demi Moore. Ed è forse questo uno degli aspetti che ho apprezzato maggiormente: è come se la divulgazione filosofica fosse finalmente libera da quell'alone elitario che spesso la caratterizza, per aprirsi a tutti e a tutte. 


Marianna Visconti

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