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Recensione: Spezzate di J.E.S. Doyle

  Scheda libro: Casa editrice: Tlon edizioni Collana: Numeri primi Anno di pubblicare: 2022 Genere: Saggistica/Femminismo Target: All Formato: Brossura, 297 pagine Codice ISBN: 978-88-31498-65-4 Prezzo: 19,00 € Risvolto di copertina: Donne che sbagliano. Donne che crollano. Donne che, con la loro condotta, osano sfidare i limiti imposti da una cultura patriarcale. Donne spezzate dal morboso piacere di vederle fallire. È di queste donne che Jude Ellison Sady Doyle parla nel suo nuovo libro, Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, esplorando il meccanismo perverso che stritola e soffoca le donne di ogni epoca. Da Charlotte Brontë a Miley Cirus, da Britney Spears a Hillary Clinton, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si era ottenuto. Come già ne Il mostruoso femminile, questo saggio crudo e graffiante è anche un invito rivol

Anna, l'inferno in una bottiglia di Martina Longhin


Casa editrice: Youcanprint Self-Publishing
Anno di pubblicazione: 2018
Formato: kindle/copertina flessibile, 240 pagine

Trama:

La protagonista del romanzo è Anna, un’adolescente che vive una situazione familiare drammatica: la madre, Stella, da sempre è oggetto di violenze indicibili da parte del marito, Toni, ch'è un alcolizzato, maschilista e fortemente geloso. Lei e i suoi fratelli hanno trascorso interamente la loro infanzia assistendo inermi a tali atrocità. Il racconto si apre con lei in ospedale, ricoverata a causa di una forma acuta di polmonite e in apprensione per l’assenza sospetta della madre. Da qui, prende il via un flashback che ci rende edotti sulla vita di Stella e delle dinamiche psicologiche e sociali che l’hanno portata a sposare Toni; il racconto procede, poi, a rivelarci i dettagli della loro vita familiare, delle poche gioie e dei molteplici dolori che l’hanno caratterizzata, fino a ricongiungersi con il tempo presente della narrazione, ove Anna capirà la triste motivazione per la quale la madre non è venuta a farle visita.

Perché ne consiglio la lettura?

Il romanzo è tratto da una storia vera, ma anche se non lo fosse stato rispecchierebbe, comunque, la triste condizione nella quale versano moltissime donne attualmente, che spesso si conclude con il peggior epilogo possibile. ‘Anna, l’inferno in una bottiglia’ raccontandoci una storia dolorosa e commovente, ci propone un’ulteriore possibilità di riflessione sul problema sociale e culturale della violenza sulle donne. Infatti, in Italia ogni anno almeno un centinaio di donne, se non di più, vengono assassinate da quei uomini che sostenevano di amarle. Questa è una vera e propria carneficina, senza calcolare che, a tutto ciò, si aggiungono altre forme di violenze che rischiano di fare ulteriori vittime, se non si interviene tempestivamente. Moltissime donne, infatti, vengono quotidianamente perseguitate, molestate, aggredite, pestate e sfigurate. Purtroppo le risposte di vario genere a tale problematica non sono sufficienti e le donne oggetto di violenza fisica, verbale e mentale si ritrovano sole, abbandonate al loro infausto destino. Tutto ciò non è che il frutto di una ben radicata cultura maschilista e patriarcale che, purtroppo, è dura a morire.

Tale stato di cose viene descritto per filo e per segno in ‘Anna, l’inferno in una bottiglia’, raccontandoci come Stella fosse di fatto abbandonata al proprio destino, poiché tutti conoscevano le torture a cui era soggetta da parte di Toni, ma nessuno effettivamente interveniva. Solo i stretti familiari si limitavano a consigliarle di denunciarlo, purtroppo con scarsi risultati.

Perché le vittime di violenza preferiscono, il più delle volte, non denunciare il proprio aguzzino? Una donna difficilmente denuncia le violenze subite, poiché le soluzioni proposte dalle istituzioni e  dallo Stato non  sono per nulla adeguate ad individuare il fenomeno e perseguire legalmente i responsabili di tali crimini, garantendo una reale protezione alle vittime. Tutto ciò viene chiaramente espresso e descritto nel romanzo, mostrandoci come Stella fosse totalmente riluttante nel denunciare il marito, come le forze dell’ordine stesse non fossero in grado di intervenire senza la denuncia diretta della vittima, nonostante le pressioni di Anna, e, infine, come il loro intervento, a seguito della denuncia da parte dell’ospedale, non solo si sia dimostrato totalmente inconcludente ma anche peggiorativo, poiché non è riuscito a dare concrete risposte al problema, non essendo stato né punitivo e né tanto meno riabilitativo. 

Perciò consiglio a tutti la lettura di ‘Anna, l’inferno in una bottiglia’ di Martina Longhin, non solo perché è un romanzo scritto veramente molto bene, ma anche in quanto ci offre preziose possibilità di riflessione sull'attualissimo problema della violenza sulle donne, magari aiutandoci a prendere consapevolezza sulle possibili risposte sociale e culturali che possiamo attuare, ognuno nel nostro piccolo, iniziando con l’ abbattimento di ogni differenza e discriminazione di genere. 

Marianna Visconti

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