Casa editrice: HarperCollins
Anno di pubblicazione: 2019
Copertina flessibile: 423 pagine
Trama:
Amanda, Mary Jane, Sasha, Joy,
Sarah, Robin, Yuki e Zac sono otto ragazzi con una storia particolare
alle loro spalle e profondamente insoddisfatti della loro vita. Essi,
per mezzo di un social network, il Deeping Blue, conoscono uno
psicologo, Mr Dagbog, il quale propone loro di cambiare vita
trasferendosi in un’isola bellissima, Karma City, interrompendo
ogni contatto con le persone che facevano parte dell’esistenza che
si lasciano alle spalle. Infatti, in quest’isola, sono banditi i
cellulari e tutti gli attrezzi tecnologici che permettono la
connessione ai social network. Ognuno di loro accetta di aderire a
tale iniziativa. Una volta approdati a Karma City le cose sembrano
andare per il verso giusto ed i ragazzi iniziano a legare tra loro,
anche se non è oro tutto ciò che luccica.
Perché ne consiglio la
lettura?
Il romanzo è scritto in prima
persona, ovverosia dal punto di vista di un personaggio dallo
pseudonimo ‘Andrea Kairos’. Egli si presenta al lettore come un
personaggio enigmatico che scrive ‘un libro senza fine’ e
definisce la propria personalità come ‘sinestetica’. Con il
termine sinestetico s’intende un peculiare fenomeno dei sensi
mediante il quale si percepiscono i diversi stimoli sensoriali non
come differenziati ma come simultanei tra loro, sicché o si sentono
i colori, o si vedono i suoni, o si può toccare un odore. Per cui i
suoi ‘racconti sono verde mela ma molti li vedono neri’. Egli è
un narratore onnisciente, il quale conosce la psicologia dei
personaggi e sa sempre la motivazione per la quale agiscono in quel
dato modo; quest’ultimi a loro volta hanno una rappresentazione
assai differenziata di lui, anche se il senso della sua presenza
rimane uguale per tutti. Ognuno dei personaggi del romanzo intende
liberarsi di Andrea, per questo motivo scelgono di andare a Karma
City, ma non vi riescono mai del tutto. Egli, infatti, li perseguita
ovunque, anche in quell’idilliaca isola, la quale tutto è tranne che un
rifugio nel senso proprio del termine. Andrea Kairos, quindi, non è altro che
la personificazione del dolore stesso.
Il nome dell’isola, Karma
City, racchiude un significato molto profondo collegato alla
filosofia e alla religione induista, il quale presume il principio di
causa-effetto. Infatti, secondo tale concezione, il termine Karma
altro non è che ogni azione umana fisica, verbale e mentale. Come
una sorta di predestinazione che incombe su ognuno di noi, causata
dai nostri stessi atti, restituisce in maniera esatta al soggetto gli
effetti delle proprie azioni, sia nel bene che nel male. Dal punto di
vista induista, a tale concetto è legato quello di reincarnazione,
motivo per il quale la sorte che ci toccherà vivere nella prossima
vita dipende soprattutto dalle azioni compiute nella vita precedente.
La legge karmica è presente anche nella tradizione buddhista,
mantenendo lo stesso significato di fondo, ma con una sostanziale
differenza; infatti, le emozioni umane sono sia la causa che
l’effetto del Karma. Così ne costituiscono l’effetto in quanto,
ad una data provocazione, il collerico reagirà probabilmente con
violenza a differenza della persona dotata di una certa serenità, che
avrà un altro tipo di reazione innanzi al medesimo attacco, e ne
sono altresì la causa poiché l’azione commessa, sulla base
dell’emozione momentanea, originerà ineluttabilmente nuovi
effetti nel soggetto stesso. Per cui si viene a creare un circolo
vizioso mediante il quale, auto-alimentando il proprio stato
emozionale, l’individuo rimane ingabbiato in ciò che egli stesso
rappresenta come il proprio destino. La filosofia buddhista non si
limita solamente a prenderne atto, bensì cerca di tracciare alcune
possibili vie per poterne uscire, una delle quali è la meditazione.
Infatti, per mezzo della meditazione, il soggetto può divenire
cosciente del proprio stato emozionale, imparando a dominarlo per
agire senza essere agiti da esso.
Ecco perché nessuno dei nostri
protagonisti, stando nell’isola, riesce a liberarsi dal dolore
seppur lo voglia fortemente:
‘Ogni
brutta azione commessa contro l’amore si prende la sua rivincita,
lotta all’interno di chi l’ha commessa, lo strema. Questo alla
fine è il Karma. D’altronde scappare non serve a niente. I vostri
vuoti riusciranno sempre a stanarvi e torneranno a riprendervi, se
non saprete affrontarli a brutto muso e a lasciarli indietro, lungo
la strada’.
La soluzione per liberarsi di ‘Andrea Kairos’ è iscritta nel suo stesso pseudonimo. Infatti ‘Kairos’ non è altro che ‘la scelta decisiva, il tempo di qualità, il momento perfetto che strappa alla vita la sua occasione di riscatto’, ossia quel preciso istante in cui decidiamo di affrontare il nostro passato e lasciarcelo definitivamente alle spalle; così facendo spezziamo quel ciclo karmico, fatto di rimpianti, rimorsi e rancori, che ci costringe a rivivere lo stesso film seppur con attori differenti. Si tratta di trovare il nostro ‘Ikigai’, ossia la nostra ragione di vita, e perseguirlo fino in fondo, sicché divenga la nostra reale ‘priority’.
Chissà se i nostri protagonisti alla fine riusciranno nel loro intento… se volete scoprirlo non dovete fare altro che leggere Karma City, lasciandovi trasportare e stupire da una storia in cui nulla è ciò che sembra, meditando con leggerezza su tematiche importanti che riguardano ognuno di noi.
Marianna Visconti
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