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Recensione: Spezzate di J.E.S. Doyle

  Scheda libro: Casa editrice: Tlon edizioni Collana: Numeri primi Anno di pubblicare: 2022 Genere: Saggistica/Femminismo Target: All Formato: Brossura, 297 pagine Codice ISBN: 978-88-31498-65-4 Prezzo: 19,00 € Risvolto di copertina: Donne che sbagliano. Donne che crollano. Donne che, con la loro condotta, osano sfidare i limiti imposti da una cultura patriarcale. Donne spezzate dal morboso piacere di vederle fallire. È di queste donne che Jude Ellison Sady Doyle parla nel suo nuovo libro, Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, esplorando il meccanismo perverso che stritola e soffoca le donne di ogni epoca. Da Charlotte Brontë a Miley Cirus, da Britney Spears a Hillary Clinton, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si era ottenuto. Come già ne Il mostruoso femminile, questo saggio crudo e graffiante è anche un invito rivol

Scienza e Verità di Laura D'Alfonso


Casa editrice: Progetto Accademia - La Zisa editore.
Anno di pubblicazione: 2018
Genere: Saggio Filosofico 
Formato: Copertina flessibile, 147 pagine

Di che si tratta?

Il saggio ‘Scienza e Verità' indaga sul problema del concetto filosofico di verità in relazione alla scienza.

Perché ne consiglio la lettura?

Ci si potrebbe chiedere che attinenza abbia un’indagine filosofica con l’ambito scientifico… in realtà i due universi sono legati fra loro e a farvi da ponte è proprio il concetto di verità: infatti, la fisica, in quanto scienza, si occupa della previsione dei fenomeni e la matematica, invece, di operare dei calcoli su tali previsioni; ecco che sarà proprio la filosofia a chiedersi se le verità di entrambe discipline coincidano o meno fra loro.

Ma cosa s’intende specificatamente con ‘verità’? Esso deriva dal greco Alétheia: nel quale il prefisso alfa, con funzione privativa, precede la radice lath che vuol dire 'scordare'. Alètheia denota qualcosa che non è più celato e, quindi, che non è stato dimenticato. In questo senso il termine può essere inteso come verità nel senso di svelamento.  Per cui, per i greci, il vero è qualcosa che non ha più in sé la velatezza di cui si è liberato, per questo motivo il termine non ha nulla a che vedere con la conformità di un'asserzione a qualcosa. Il sentiero da seguire per ricercare la verità è farne esperienza nel suo nascondersi, per tentare di togliervi via tale odombramento affinché si riveli. Diverso dal concetto greco di alètheia è il concetto romano di veritas, il quale rimanda, invece, a qualcosa da accettare in quanto identico ad una realtà oggettiva. Così nel caso della veritas si tratta di dimostrare la fedeltà di un’asserzione al mondo reale, mentre per quanto riguarda l’alètheia la comprensione della realtà risiede nella sua stessa scoperta. 

I due sensi di verità, sia come alétheia che come veritas, sono alla base delle due questioni da cui muove la ricerca della dottoressa D’Alfonso.


La prima riguarda la pretesa delle asserzioni scientifiche di presentare le proprie verità come proprietà assolute , la seconda, invece, indaga filosoficamente sul concetto di verità nelle teorie scientifiche.

Inteso nel senso di veritas, la ricerca della verità si concentra sulle asserzioni stesse, ossia sulle frasi in se stesse. Aristotele definisce la nozione di verità come conformità d’una proposizione con la realtà: infatti, una proposizione è vera se i fatti sono come essa dice che sono o se non sono come essa dice che non sono, diversamente è falsa. Questa concezione della verità, definita in maniera semplicistica come ‘realistica’, viene denominata in realtà ‘concezione della realtà come corrispondenza’. Russel, moltissimi secoli dopo Aristotele, sostiene che il potere della verità è molto più esteso di quello della conoscenza, per cui la nozione di verità non è riducibile a quello di verifica; infatti una proposizione in sé non sarebbe né vera né falsa se non fosse stata, in primo luogo, verificata o falsificata. Ma, per Russel, una proposizione dotata di senso proprio è di fatto vera o falsa, anche se non lo si può verificare. Per cui, a renderla vera o falsa è è la presenza o l’assenza di una presunta relazione (corrispondenza) fra essa e uno o più fatti del mondo, indipendentemente dall’esperienza che ne abbiamo. Così, si è convinti di qualcosa sulla base di certe esperienze dirette o meno, come la presenza dei documenti storici in riferimento a certi avvenimenti passati; ma tale convinzione è vera o falsa solamente ‘a causa’ dei fatti cui esso si riferisce. Tarski, infine, ha elaborato una teoria più rigorosa della concezione di verità come ‘corrispondenza’. Una proposizione, secondo la sua congettura, può venir usata per parlare di ciò di cui si parla, ma può anche venir ‘menzionata’, come avviene qualora si parli proprio di essa, in quanto proposizione. Per cui è necessario distinguere fra il ‘linguaggio-oggetto’, ovverosia quello in cui si usa una certa proposizione per parlare d’altro, e il ‘metalinguaggio’, ossia quello in cui parla nella proposizione stessa. Tutto ciò significa che l'accertamento o il rifiuto della ‘proposizione p’ implica l'accertamento o il rifiuto della proposizione metalinguistica ‘p è vera’. Negare tale formulazione della verità equivale, quindi, a sostenere che ‘A è B’ è vera solo e se ‘A non è B’. Sicché, per Tarski, la nozione di verità può essere ottenuta mediante quella semantica di ‘soddisfacimento’: ‘la neve è bianca’ è un’espressione vera poiché il termine ‘neve’ soddisfa la funzione enunciativa ‘x è bianco’.

Nel senso proprio di alètheia, la ricerca intende comprendere le verità delle varie teorie scientifiche nel corso delle loro scoperte, contestualizzandole in base all’epoca ed agli strumenti di cui si disponeva. Per cui si tratta di uno svelamento in corso d’opera che man mano, in base alla prospettiva adottata non falsifica la teoria precedente, bensì costituisce un avanzamento nello svelamento della verità stessa. Vi è una famosa vignetta o ‘post’ che circola sui social che rende chiaro il concetto che stiamo qui delineando: nell’immagine vi è un numero disegnato per terra e due individui, che chiameremo A e B, posti a un capo e l’altro del suddetto; il soggetto A leggerà quel numero come un 6 mentre il soggetto B ne vedrà un 9. Chi ha ragione? Entrambi, poiché in base alla prospettiva di riferimento, la loro visione corrisponde al reale.  


Secondo la prospettiva adottata dalla dottoressa D’Alfonso nel saggio ‘Scienza e Verità’, proprio perché il concetto filosofico di verità funge da anello di congiunzione per comprendere cos’è vero e cos’è falso in relazione alle questioni scientifiche, non possiamo evitare un’analisi linguistica delle proposizioni che la esprimono. Proprio per questo motivo occorre comprendere, secondo la sua congettura, a cosa ci si riferisce quando si parla di verità assoluta e immutabile e cosa, invece, intendiamo dire quando si tratta di approcci differenti per discorrere sulla verità stessa, e comprenderla in quanto tale. Così la dottoressa D’Alfonso sosterrà la concezione della verità come corrispondenza di Tarski, la quale unisce il nome agli enunciati con gli oggetti del mondo. Ecco che il concetto di asserzioni vere in assoluto non è da intendersi come definitive, poiché, seppur siano alla base di una certa conoscenza, tali conoscenze di cui sono portatrici sono soggette a ulteriori prove empiriche che possono portarci a rinnovate formulazioni. Tutto ciò prova, di fatto, il progresso della conoscenza che è insito nelle scienze empiriche, che non si trova in altri ambiti, come quello artistico, il quale rappresenta piuttosto una reazione ad uno stato emotivo attuale dell’artista e non è legata alla conoscenza in quanto tale. Ma tale avanzamento della nostra conoscenza della realtà, che ci conduce verso una presunta ‘teoria vera’ non implica la falsificazione a priori dei <paradigmi scientifici>, usando due termini di Kuhn, formulati precedentemente, bensì un cambio di prospettiva realizzata dalla formulazione di varie teorie che di volta in volta hanno reso spiegabili in maniera più chiara intuizioni che prima non lo erano affatto.

Per cui ne consiglio la lettura sia agli amanti di filosofia che a chi si occupa del settore scientifico in senso stretto. Ma grazie alla chiarezza mediante la quale l'autrice ci esprime è un testo che, nonostante la difficoltà delle trattazioni affrontate, si presta ad una lettura chiara e scorrevole, sicché da poter essere letto con poche difficoltà da chi, con sana curiosità, si accosta per la prima volta a simili tematiche.

Marianna Visconti 

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