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Recensione: Spezzate di J.E.S. Doyle

  Scheda libro: Casa editrice: Tlon edizioni Collana: Numeri primi Anno di pubblicare: 2022 Genere: Saggistica/Femminismo Target: All Formato: Brossura, 297 pagine Codice ISBN: 978-88-31498-65-4 Prezzo: 19,00 € Risvolto di copertina: Donne che sbagliano. Donne che crollano. Donne che, con la loro condotta, osano sfidare i limiti imposti da una cultura patriarcale. Donne spezzate dal morboso piacere di vederle fallire. È di queste donne che Jude Ellison Sady Doyle parla nel suo nuovo libro, Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, esplorando il meccanismo perverso che stritola e soffoca le donne di ogni epoca. Da Charlotte Brontë a Miley Cirus, da Britney Spears a Hillary Clinton, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si era ottenuto. Come già ne Il mostruoso femminile, questo saggio crudo e graffiante è anche un invito rivol

Segnalazioni della settimana: Sul viale delle ombre di Enrico Scebba


Cari lettori, 
Benvenuti al consueto appuntamento delle 'Segnalazioni della settimana'. Nell'appuntamento di oggi vi presento un giallo gotico, ambientato all'interno di Villa Palagonia, a Bagheria (PA). Insomma, nel segnalarvi 'Sul viale delle ombre' di Enrico Scebba, mi sento in qualche maniera a casa. Spero che susciti il vostro interesse, buona lettura. 

Autore: Enrico Scebba
Titolo: Sul viale delle ombre- la lacrima del principe 
Casa editrice: Kemonia Edizioni
Collana: Vespri 
Genere: Thriller 
Targhet: All
Anno di pubblicazione: 2019
Formato: Ebook/ Brossura, copertina flessibile, 338 pagine.

Trama: 

Il principe di Villa Phalagon, Sebastian Groove, è affetto da una malattia misteriosa così la moglie Margaret decide di rivolgersi al dottor Steven West, specializzato in infettivologia. L’uomo si recherà all’antica villa del principe accompagnato dall’attraente sorella Katie senza sapere che a Baghville, il piccolo borgo in cui sorge la villa, i tanti segreti e le misteriose leggende rendono il paese un luogo poco ospitale, dove gli abitanti subiscono l’effetto di una potente maledizione che minaccia la loro esistenza. I West conosceranno l’intera famiglia Groove, ma non sarà facile per loro scoprire cosa cela la villa che in paese è stata soprannominata “ villa dei mostri”. Molti sono i quesiti che Steven e Katie dovranno porsi. Cosa nasconde Margaret Groove? Perché il fi glio Albert sembra l’unico disposto ad aiutarli? Da cosa è affetto realmente il principe di Phalagon? Ma soprattutto, perché tutti i cittadini e persino il parroco del paese temono l’antica villa?

Prologo:

All’interno della nobile chiesa di Saint Dominic, le pareti di marmo dal colorito ligneo che circondavano i fedeli donavano loro una parte di quella maestosità facendo in modo di porre, almeno per qualche ora, un velo di speranza sugli animi in parte sconvolti, in parte arrabbiati e impauriti della folla decisa a partecipare alla santa messa. In paese sorgeva un nuovo, ma allo stesso tempo antico e oscuro tormento che minacciava le sorti di quelle famiglie.
Il sole era quasi allo zenit quando la sua luce illuminò l’unica navata della struttura religiosa, riflettendosi sugli affreschi presenti nei quattro altari laterali, dove venivano raffigurati diversi santi cattolici, uniti per infondere speranza e devozione a quel pubblico di uomini e donne seduto sulle panche di legno bruno.
I fedeli stavano in riverente silenzio ad ascoltare l’anziano parroco predicare il verbo della chiesa che pareva accrescere sempre più la propria capacità d’insinuarsi nei cuori di chi lo ascoltasse, mentre dalle pareti dell’altare maggiore, le figure affrescate di Mosè che teneva le tavole della legge e di Davide nell’intento di tornare vittorioso dalla battaglia dell’Arca dell’Alleanza, sovrastavano l’intero pubblico e il suo predicatore.
Il trambusto di passi che si percepì all’interno di quel sacro luogo comunicò il momento in cui quasi tutti i fedeli si stavano preparando per ricevere l’eucaristia, mettendosi in fila. La disperata aria che si respirava in paese faceva sì che fossero sempre di più gli uomini e le donne disposti ad avvicinarsi all’unica istituzione religiosa, partecipando alla santa messa. La chiesa era così gremita di persone che tutti i posti a sedere erano stati occupati, ma non per questo i ritardatari rinunziavano a seguire la cerimonia, rimanendo in piedi per tutta la durata della messa. I più sfortunati, invece, assistevano appoggiandosi sullo stipite in legno del portone d’ingresso, al confine di quel monumento a Dio tanto nobile quanto importante per la piccola comunità di Baghville.
Durante l’omelia, il parroco li aveva esortati a non perdere le speranze e a pregare affinché la piaga che stava affliggendo il piccolo borgo venisse debellata per sempre dal santo patrono a cui era stata dedicata duecento anni prima la chiesa stessa.
La statua lignea di Saint Dominic dominava la scena, al centro dell’abside di forma circolare dove era collocato l’altare maggiore, esattamente tra i due soggetti dell’Antico Testamento, Mosè e Davide. La scultura rappresentava un frate dai capelli rasati esclusivamente sulla sommità del capo, lasciando la restante parte a costituire un cerchio di capelli, forma che comunemente viene chiamata “chierica”. Il religioso e immobile patrono di Baghville era stato immortalato nell’atto di tenere con la mano sinistra un giglio, mentre con l’altra era intento a reggere in braccio un neonato, anch’esso di legno, che a sua volta stringeva a sé un piccolo cuore.
Pare che i devoti preti che succedevano alla direzione della chiesa di Saint Dominic ritenessero opportuno, ma soprattutto rispettoso, che il taglio di capelli a forma di chierica venisse riportato anche sulla propria capigliatura. Così anche l’attuale parroco, nonostante avesse terminato da molto tempo la propria iniziazione al sacerdozio, la portava con profondo orgoglio.
«John, aiutami tu a offrire il corpo di Cristo», disse l’anziano prete.
«Sì, padre Randall», rispose servile John, l’alto e attraente giovanotto vestito interamente con una semplice tunica bianca. Prese così il calice che gli porgeva il parroco e si pose davanti all’altare.
I fedeli si misero ordinatamente in fila, spintonandosi involontariamente in quella calca variopinta di paure e speranze, aspettando il proprio turno per ricevere l’eucaristia.
Mentre l’anziano uomo inumidiva le ostie dentro il calice retto dal giovane ministrante, ogni fedele rimaneva in attesa di ricevere il corpo di Cristo dinanzi al santo patrono del piccolo paese di provincia, l’unico appiglio che permetteva di nutrire ancora speranza nel domani facendo affidamento sul fragile strumento delle proprie preghiere.
Dopo aver preso il sacramento, il silenzio accompagnava ogni fedele che tornava al proprio posto passando per uno dei corridoi laterali, accanto alle panche. Tutti loro facevano tappa su almeno uno degli affreschi che ricoprivano le pareti degli altari minori, fermandosi a dire due parole di preghiera o segnandosi con la croce dinanzi alle immagini delle figure sacre.
Soltanto una persona non volle prendere la comunione quel giorno, e non lo faceva mai nelle rare volte in cui partecipava alla messa. Si trattava di una donna dall’aria imbruttita dall’incuria, che sembrava regnare sul suo corpo e sui capi logorati dal tempo. Di sicuro i partecipanti avevano notato la sua presenza, ma nessuno ebbe l’accortezza di interessarsi a lei quando non si alzò durante la comunione, tutti erano più concentrati verso il rito della messa condotta da padre Randall.
L’unica cosa che aveva voglia di fare la misteriosa e stravagante donna era fissare quel bellissimo ragazzo che da bravo ministrante volontario aiutava il parroco. Ma lui non si accorse mai del suo sguardo, la sua attenzione era attratta dalla moltitudine di genti che riversava la propria devozione in padre Randall e sul santo patrono.
Prima che la messa finisse la donna uscì dalla chiesa per non dare troppo nell’occhio, ma avrebbe preferito rimanere lì il tempo necessario per mettere in atto ciò che aspettava ormai da anni. Invece decise, come ogni volta, di tornarsene nella sua umile casa con un nulla di fatto, non prima però di aver salutato il suo fedele amico a quattro zampe che, accucciato nella piazza poco distante dal gran portale in legno della chiesa, aspettava sempre che la messa finisse.
Quel cane randagio, grassottello, dal pelo bianco e arancio sembrava voler sempre attirare la sua attenzione. E la donna di certo non voleva perdere l’occasione di fare un po’ di coccole a quel meticcio che sembrava l’unico essere vivente in grado di capirla veramente e che non la giudicava per il suo aspetto reso imbruttito dal tempo trascorso nelle sue misere condizioni, a differenza di quella folla che, lentamente riversandosi sulla piazza, la trattava con diffidenza.
A differenza degli animali, gli esseri umani fanno l’errore di giudicare il prossimo basandosi sull’apparenza senza neanche interessarsi alla sofferenza che c’è dietro un volto devastato dagli eventi della vita."

Marianna Visconti 



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