Casa editrice: San Paolo edizioni
Genere: Saggistica
Anno di pubblicazione: 2015
Formato: Brossura, 76 pagine
Codice ISBN: 978-88-215-9515-8
Prezzo: € 7,50
Di che tratta?
Le pagine che compongono questo vero e proprio "pamphlet" sulla libertà e la responsabilità in tempi difficili furono offerte da Bonhoeffer ad alcuni amici, in occasione del Natale del 1942. Il teologo protestante era già in carcere e non ne sarebbe mai più uscito, per aver preso posizione contro il regime nazista. Oggi a distanza di settant'anni, queste pagine appaiono di una modernità che stordisce, capaci di interpretare le domande che sono ancora fondamentali e che possiamo riassumere in questa: che donne e uomini vogliamo essere? O, ancora: che cristiani vogliamo essere? La vita responsabile è un dovere a cui fare ritorno, perché ciò che accade ai nostri giorni e quotidianamente ci provoca non accada invano.
Perché ne consiglio la lettura?
In occasione della giornata internazionale della memoria, vi presento questo piccolissimo ma intenso testo, perché ritengo che la commemorazione fine a se stessa serva, di fatto, a poco.
In queste pagine, il cui attualismo soprende e sconvolge, Bonhoeffer affronta la tematica della 'vita responsabile', per la quale s'intende la capacità di approcciarsi a una responsabilità globale, ossia nei confronti di ognuno e di ciascuno, ma anche il coraggio di chiederci non solo come bisogna agire, ma anche quale tipologia di colpa siamo in grado di assumerci.
Il saggio introduttivo, a cura di Natale Benazzi, chiarifica molti punti dell'opera attraverso la figura, la personalità e l'agire dell'autore:
Contro Hitler, Dietrich Bonhoeffer aveva combattuto non solo con le parole e con la fede, egli riteneva necessarie impegnative conseguenze. Aveva combattuto il tiranno, affermando la correttezza del tirannicidio, anzi mettendola in gioco nel partecipare a un'azione che sarebbe stata omicida, se fosse riuscita, e non percependola in alcun modo come contraria alla radicalità del Vangelo cui aveva dedicato la vita.
Così, Bonhoeffer da teologo si trasformò in cospiratore, scegliendo responsabilmente il tipo di colpa che era disposto ad assumersi, e accettando, in caso di fallimento, le inevitabili conseguenze: infatti, nel 1945, venne giustiziato nel lager Flossenbürg.
Secondo la prospettiva, umanamente condivisibile, del teologo tedesco una vita responsabile è l'unica via percorribile, dato il fallimento: degli uomini ragionevoli, che antepongono la propria salvezza individuale a quella generale; del fanatismo etico, il quale, armato della purezza di principio, finisce con il salvare la propria coscienza anziché mantenerla linda; del dovere, mediante la cui categoria ciò che viene ordinato appare come la cose più giusta, ricalcando il concetto di 'banalità del male' della Arndt; della libertà, attraverso cui, al fine di evitare il male peggiore, si finisce per caderne vittima; e infine della virtù privata, la quale, per definizione, è del tutto non incline all'azione.
Inoltre, Bonhoeffer chiarisce definitivamente un concetto fondamentale:
Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità. Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell'autodissoluzione, perché dietro di sé nell'uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese.
Per cui, consiglio la lettura di 'La vita responsabile' a chiunque voglia fare una sana autocoscienza su cosa significhi agire in funzione del bene comune.
Marianna Visconti
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