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Recensione: Spezzate di J.E.S. Doyle

  Scheda libro: Casa editrice: Tlon edizioni Collana: Numeri primi Anno di pubblicare: 2022 Genere: Saggistica/Femminismo Target: All Formato: Brossura, 297 pagine Codice ISBN: 978-88-31498-65-4 Prezzo: 19,00 € Risvolto di copertina: Donne che sbagliano. Donne che crollano. Donne che, con la loro condotta, osano sfidare i limiti imposti da una cultura patriarcale. Donne spezzate dal morboso piacere di vederle fallire. È di queste donne che Jude Ellison Sady Doyle parla nel suo nuovo libro, Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, esplorando il meccanismo perverso che stritola e soffoca le donne di ogni epoca. Da Charlotte Brontë a Miley Cirus, da Britney Spears a Hillary Clinton, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si era ottenuto. Come già ne Il mostruoso femminile, questo saggio crudo e graffiante è anche un invito rivol

L'arte della gioia di Goliarda Sapienza



 La storia editoriale 

Il libro unico è quello dove subito si riconosce che all'autore è accaduto qualcosa e quel qualcosa ha finito per depositarsi in uno scritto.

La definizione di Roberto Calasso ne "L'impronta dell'editore" ben si addice a "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza, proprio perché, come sottolinea Domenico Sciarpa, "è qualcosa di più o di meno che un libro bello, è un libro memorabile, (...) che lascia il segno (...) proverbiale e mitologico insieme: ha il ruvido della saggezza quotidiana e l'alone del racconto sottratto al tempo".

Ciononostante, la storia editoriale del romanzo non è delle più lineari e semplici: scritto fra il 1967 e il 1976, venne rifiutato dai principali editori italiani, finché Goliarda Sapienza riuscì a farne pubblicare solo la prima da Stampa Alternativa nel 1994, ma venne giudicato troppo sperimentale e immorale per meritare un'edizione integrale.
Vivemmo anni di grande solitudine dopo i rifiuti editoriali dell'arte della gioia che Goliarda in completa fiducia, nonostante avessi oltre vent'anni di meno, m'aveva incaricato di rivedere, e solitudine insieme che durò fino alla sua morte e continuó poi con me in maniera ancor più severa (...) una volta rimasto solo con l'Arte della Gioia che marciva nel fondo di una cassapanca, al dolore per la perdita improvvisa di Goliarda si sommava quello della morte per sempre di un'opera che aveva saldato la nostra vita insieme, e sapevamo quanto importante per la storia letteraria non solo italiana. 

Con queste parole Angelo Pellegrino racconta lo stato di prostrazione in cui versava per le sorti di quel prezioso manoscritto, che senza la sua tenacia e determinazione starebbe ancora marcendo nel fondo di quella cassapanca, costituendo una perdita per la letteratura italiana. 

Fu così che lo stesso Angelo Pellegrino fece pubblicare a sue spese L'arte della gioia nel 1998 sempre da Stampa Alternativa, in un numero limitato di copie. 
Numerosi critici e scrittori lo ricevettero. Passó sotto silenzio. Ricordo che entravo tutti i giorni in una libreria Feltrinelli che teneva due copie del romanzo dietro altri libri su una scansia in alto nascosta da una colonna. Mi dicevo tutte le volte: ma chi dovrebbe comprarlo. Un giorno notai che mancava una copia. Non so che avrei dato per sapere l'identità di quell'unico compratore. Dopo qualche tempo sparì anche l'altra. Era stupefacente. 

E poi ci fu la svolta: nel 2001 Loredana Rotondo, dirigente di Rai Tre, dedicò una puntata del programma Vuoti di memoria all'autrice, dal titolo: Goliarda Sapienza, l'arte di una vita. Tale trasmissione destó un tale interesse nei confronti del romanzo che ne permise un'ulteriore ristampa da Stampa Alternativa nel 2003. 

All'estero, invece, L'arte della gioia ebbe molta più fortuna. Nel 1998  Angelo Pellegrino propose il testo alla talent scout Waltraud Schwarze, che ne fece uscire una copia tradotta in tedesco, divisa in due parti: la prima nel 2005 e la seconda nel 2006. Nel 2013 ne fu, quindi, pubblicata un'ulteriore edizione integrale . 

Inoltre Waltraud Schwarze propose il romanzo alla collega Viviane Hamy, grazie alla quale venne tradotto, nel 2005, anche in francese da Nathalie Castagné, L'art de la joie, ottenendo così un grandissimo successo. 

Ecco che, L'arte della gioia, fu tradotto in più lingue, tanto che in Italia fu ripubblicato nel 2008 da Einaudi e da Mondadori nel 2009.

Fu così che quel "romanzo maledetto", per il quale "Goliarda si ridusse in assoluta povertà, e andò persino in galera", divenne uno dei libri più memorabili della letteratura mondale, tanto che, tutt'oggi, è fra i più letti in vari paesi del mondo. 

Chi è Modesta? 

L'arte della gioia racconta la storia di Modesta, che mano per mano accompagna il lettore dai primi anni della sua vita fino allo stadio ultimo della sua esistenza. Ambientato in Sicilia, e nella fattispecie nel catanese, l'intreccio si svolge in un arco temporale che va dai primi del '900 fino al dopoguerra. 

La protagonista del romanzo è una donna, ambiziosa, coraggiosa e a tratti machiavellica, che fin dalla tenera età sa quello che vuole, sperimenta il piacere ed è disposta a tutto pur di emergere dalla propria condizione. È una donna "scomoda", decisamente troppo aldilà per la mentalità italiana fra gli anni '60 e '70, che non esista un solo secondo a scardinare steoreotipi, ruoli e convenzioni sociali. Modesta è prima di tutto una donna libera, tanto che la sua intera esistenza è votata a tale libertà: dalla miseria e dalla ricchezza, dal controllo altrui, dagli ideali e persino dalle parole, dalle etichette che, una volta messe, ricadono "addosso come il coperchio di una bara". 
Per costruire il personaggio di Modesta (Goliarda Sapienza) passó in rassegna e studiò uno dopo l'altro i maggiori personaggi femminili - e anche numerosi minori - delle letteratura mondiale, da Moll Flanders e Pamela fino a Scarlett O'Hara, compresi quelli della Peverelli, per poter dare alla  letteratura italiana - così diceva- un personaggio femminile che a suo giudizio ancora mancava. 

Da questo capillare lavoro ne venne fuori una donna anticonformista, curiosa, che desidera leggere, studiare, conoscere e approfondire, traendo linfa vitale tra le pagine dei libri, nel fondo del baule dello zio Jacopo. 

È una donna che inizialmente lascia sgomenti/e e interdetti/e i propri/e lettori/lettrici, ma poi la si comprende e ammira profondamente per la sua forza, la sua caparbietà, la sua intelligenza e la sua fedeltà alle idee. 
Goliarda non si riconosceva molto in Modesta - dopo tutto L'arte della gioia non è un romanzo autobiografico -, rispondeva sempre un po' turbata che Modesta era megliore di lei, segno che Modesta può dirsi proprio lei, almeno quanto l'autore può essere un suo personaggio. 
 

Dentro L'arte della gioia

Col tempo, la critica più avveduta provvederà a mettere in luce gli aspetti stilistici e strutturali. (...) Ma tutto questo a Goliarda, lungi da non saperlo, interessava poco. Scriveva come leggeva, da lettrice, scriveva per i lettori più puri e lontani, con l'abbandono lucido e insieme passionale, affettuoso e sensuoso, attenta ai battiti cardiaci di un'opera, più che ai concetti e alle forme. Alle idee no, alle idee stava molto attenta - si definiva infatti scrittrice ideologica facendosi chiaramente torto -, sì cuore e idee erano il suo unico nutrimento letterario. 

Pertanto, un'analisi accurata di tale opera, non può non partire da una profonda riflessione sulle idee che la sostengono.  

Tra le pagine di tale romanzo vi troviamo molte tematiche di estrema attualità, fra cui la questione sessuale. Modesta é una donna che in quanto tale ama sia le donne che gli uomini, per la quale il concetto d'amore non può restringersi agli stereotipi e preconcetti morali e sociali, ma è aldilà di ogni sentimentalismo e idealizzazione. 
La verità è che quando trovi la donna giusta o l'uomo giusto, allora è di dovere intendersi. Il corpo uno strumento delicatissimo è, più di una chitarra, e più lo studi e più l'accordi all'altro, più diventa perfetto il suono e forte il piacere. 

Sotto questo punto di vista risulta interessante il personaggio di Joyce: una giovane e bellissima donna che non accetta fino in fondo la sua reale natura. 
Non sono una donna. Sono un essere deviato. Per anni ho cercato di correggere questa mia deviazione coll'analisi, ma abbiamo fallito, io e lui... 

Tale senso d'inadeguatezza, che imprigiona il personaggio di Joyce, non appartiene alla natura e alla mentalità di Modesta, la quale per un verso cerca di aiutarla a intraprendere un percorso di autoaccettazione, per un altro difende se stessa e gli/le altri/e da tale negatività. 

Infatti, il senso di colpa dilania l'animo di Joyce perennemente, conducendola a atti autolesionisti e a sfogare la propria frustrazione sulle sue amanti, cui sono destinate a soccombere: tutte, tranne lei, Modesta.
Sei morta Joyce, perché finalmente hai incontrato una persona addestrata a uccidere, e più abile di te. 

Dalla lettura del romanzo si evince, quindi, una totale apertura da parte dell'autrice innanzi a tematiche inerenti al mondo LGBTQI +. 

Inoltre, L'arte della gioia è pregno di argomentazioni politiche, le quali vengono affrontate da angolazioni e punti di vista differenti: attraverso i personaggi di Carlo e José conosciamo il comunismo, il socialismo, l'antifascismo; con quello di Pasquale, invece, l'opportunismo che non conosce nessun ideale e colore politico; infine, con quello di Timur l'adesione fedele, consapevole e disincantata al nazismo, che va oltre al nazismo stesso. 

In tal modo l'autrice ci offre un ritratto lucido, capillare e preciso del clima politico italiano nell'arco temporale tra le grandi guerre e il dopoguerra. 

Infine, una delle tematiche centrali dell'opera è la condizione della donna. 
  - Ma Beatrice, che importanza ha? Non ti capisco, è bella, è una vita e... e poi è come noi, Beatrice! Ti prego, non fare così! 
  - Sííí! Fai presto a parlare tu che hai avuto un maschio subito. 
  - Ma è lo stesso Beatrice! Io allora... 
  - Bugiarda! Me lo dici per consolarmi. Bugiarda! 
Ciò che Goliarda Sapienza, attraverso le parole di Modesta, sottolinea è che le donne stesse costituiscono parti in causa di dinamiche di oppressione maschilista, le quali, pensando di emanciparsi, danno ragione all’oppressore, poiché "è la donna che ha accettato di tenere le chiavi guardiana flessibile del verbo dell'uomo". Tale monito ritorna a varie riprese nel corso dell'opera:
Attente, Bambolina, Crispina, Olimpia, attente! Fra venti, trent'anni non accusate l'uomo quando vi troverete a piangere per pochi metri di una stanzetta con le mani mangiate dalla varichina. Non è l'uomo che vi ha tradite, ma queste donne ex schiave che hanno volutamente dimenticato la loro schiavitù e, rinnegandovi, si affiancano agli uomini nei vari poteri. 

La lungimiranza di Goliarda Sapienza è palpabile e palese, tanto che comprende con estrema chiarezza dove risiede la radice della cultura maschilista e patriarcale, che manipola e plasma bambini e bambine fin dalla tenera età. Ed è lì che occorre intervenire affinché  le cosa possano realmente cambiere. 
Ecco come comincia la divisione. Secondo loro Bambolina, a soli cinque anni, dovrebbe già muoversi diversamente, stare composta, con gli occhi bassi, per coltivare in sé la signorina di domani. 

Affinché le cose possano realmente mutare è necessario, quindi, che uomini e donne siano educati nella medesima maniera, senza operare alcuna distinzione, ed è altresì doveroso che leggano "gli stessi libri e gli stessi giornali". 

Stile dell'opera 

L'arte della gioia è scritto per la maggior parte in prima persona, dal punto di vista di Modesta, ma talvolta anche in terza. Tale espediente, secondo Domenico Sciarpa, rappresenta un "uscire e rientrare da se stessi, per guardasi da ogni lato - e per guardare il mondo". 

Nell'intero romanzo si assiste a un'alternanza di registri linguistici, passando dall'utilizzo un lessico popolare e dialettale a uno aulico. 

Si ha la sensazione, soprattutto fra la prima e le rimanenti parti, che a un certo punto il libro sia scritto da una mano differente: infatti cambia il ritmo della narrazione, dapprima serrata e incalzante, e poi via via più lenta, descritta e riflessiva. Questo probabilmente avviene poiché "questo libro formicola d'interferenze fra la funzione romanzesca e la cronoca reale dei fatti di famiglia", rappresentando pertanto "una vittoria continua sulla paura e sull'incertezza". 

Assistiamo, nel corso della lettura, a continue digressioni e repentini salti in avanti, che dimostrano come l'autrice sappia "levigare il tempo offrendocelo senza interruzioni né crepe". 


Marianna Visconti. 










 

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