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Recensione: Spezzate di J.E.S. Doyle

  Scheda libro: Casa editrice: Tlon edizioni Collana: Numeri primi Anno di pubblicare: 2022 Genere: Saggistica/Femminismo Target: All Formato: Brossura, 297 pagine Codice ISBN: 978-88-31498-65-4 Prezzo: 19,00 € Risvolto di copertina: Donne che sbagliano. Donne che crollano. Donne che, con la loro condotta, osano sfidare i limiti imposti da una cultura patriarcale. Donne spezzate dal morboso piacere di vederle fallire. È di queste donne che Jude Ellison Sady Doyle parla nel suo nuovo libro, Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, esplorando il meccanismo perverso che stritola e soffoca le donne di ogni epoca. Da Charlotte Brontë a Miley Cirus, da Britney Spears a Hillary Clinton, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si era ottenuto. Come già ne Il mostruoso femminile, questo saggio crudo e graffiante è anche un invito rivol

Recensione: Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto di Francesco Guccini



Scheda libro 


Casa editrice: Giunti editore 
Collana: Scrittori Giunti
Anno di pubblicazione: 2019 
Genere: Narrativa
Target: All
Formato: Copertina rigida, 288 pagine 
Codice ISBN: 978-8809885523
Prezzo: 19,00 €

Trama:


"Radici" è il titolo di uno dei primi album di Francesco Guccini, e radici è la parola che forse più di tutte rappresenta il cuore della sua ispirazione artistica. Radici sono quelle che lo legano a Pàvana - piccolo paese tra Emilia e Toscana dove sorge il mulino di famiglia, vera Macondo appenninica ormai viva nel cuore dei lettori - e radici sono quelle che sa rintracciare dentro le parole, giocando con le etimologie fra l'italiano e il dialetto, come da sempre ama fare. Oggi Pàvana è ormai quasi disabitata, i tetti delle case non fumano più. È in questo silenzio che il narratore evoca per noi i suoni di un tempo lontano, in cui la montagna era luogo laborioso e vivo, terra dura ma accogliente per chi la sapeva rispettare. Rinascono così personaggi, mestieri, suoni, speranze: gli artigiani all'opera in paese o lungo il fiume, i primi sguardi scambiati con le ragazze in vacanza, i giochi, gli animali e i frutti della terra, un orizzonte piccolo ma proprio per questo aperto all'infinito della fantasia. Tra elegia e ballata, queste pagine sono percorse da una continua ricerca delle parole giuste per nominare ricordi, cose e persone del tempo perduto; la malinconia è sempre temperata dalla capacità di sorridere delle umane cose e dalla precisione con cui vengono rievocati gesti, atmosfere, vite non illustri eppure piene di significato. Francesco Guccini non canta più, ma la sua voce si leva di nuovo per noi, alta, forte, piena di poesia, per consegnarci un'opera che è testamento e testimone da raccogliere, in attesa di una nuova aurora del giorno.

Recensione:

“Tralummescuro” era dialetto, quando tutti parlavano dialetto, e lo traduci con “all’imbrunire”, ma senti che non è la stessa cosa. Ti viene in mente il profeta Isaia, ma all’incontrario, perché egli parla della notte che sta per farsi giorno. Tralummescuro è la luce, il chiarore (la lumme) che sta per diventare buio, la notte (lo scuro) e di notte, alora, era scuro davera. (...) Tralummescuro è di un mondo, di una civiltà che non esistono più. Di gente che non c’è più. Verodìo.

Questa è un'opera che va letta lentamente, assaporata parola per parola, rigo per rigo e pagina per pagina. Se così non fosse, non la si comprenderebbe per davvero: a primo acchito si presenta come una lettura pesante, resa ancor più ostica dal massiccio utilizzo del dialetto pavanese; in un secondo momento, letto lasciandosi cullare dai suoni delle parole e dalle loro evocazioni, assume i tratti di una ballata melanconica e nostalgica di un paese che, ahimè, purtroppo è al tramonto.

Il panorama non sembra cambiato, il sole sorge sempre là dove sorgeva e tramonta al solito posto, certo. Ma se guardi bene, è cambiato quasi tutto. È cambiata una civiltà. 

Francesco Guccini, dunque, si muove sui sentieri di un luogo e di un tempo perduto, in equilibrio fra un registro linguistico popolare e uno aulico, colmo di citazioni degni di nota: da Isaia ai filosofi greci. 

Ho molto apprezzato il glossario presente a fine libro, mi ha aiutato a orientarmi meglio nel testo. 

Per concludere: ne consiglio la lettura, con la raccomandazione di affrontare questo libro nello spirito giusto e con le tempistiche più appropriate.

Marianna Visconti 

Commenti

  1. E' un po' la difficoltà che ho incontrato la prima volta che ho letto Montalbano di Camilleri, ma quando riesci a farti prendere dall'atmosfera le parole dialettali sono perfette nel contesto

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