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Recensione: Spezzate di J.E.S. Doyle

  Scheda libro: Casa editrice: Tlon edizioni Collana: Numeri primi Anno di pubblicare: 2022 Genere: Saggistica/Femminismo Target: All Formato: Brossura, 297 pagine Codice ISBN: 978-88-31498-65-4 Prezzo: 19,00 € Risvolto di copertina: Donne che sbagliano. Donne che crollano. Donne che, con la loro condotta, osano sfidare i limiti imposti da una cultura patriarcale. Donne spezzate dal morboso piacere di vederle fallire. È di queste donne che Jude Ellison Sady Doyle parla nel suo nuovo libro, Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, esplorando il meccanismo perverso che stritola e soffoca le donne di ogni epoca. Da Charlotte Brontë a Miley Cirus, da Britney Spears a Hillary Clinton, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si era ottenuto. Come già ne Il mostruoso femminile, questo saggio crudo e graffiante è anche un invito rivol

Le interviste di Lego et Cogito: Pietro Bargagli Stoffi

 


Cari lettori e Care lettrici, 

Benvenuti/e al consueto appuntamento con "Le interviste di Lego et Cogito". L'ospite della settimana è Pietro Bargagli Stoffi, che ci presenta "Uropia". Per saperne di più, continua a leggere l'intervista.


Ciao Pietro, presentati alla nostra community e parlaci un po’ di te.


Ciao a tutti, grazie per questa opportunità.

Sono nato e cresciuto a Pisa dove mi sono laureato ed ho vissuto fino ai trent’anni, quando ho conosciuto la ragazza più bella e intelligente del mondo e l’ho seguita in Germania.  Lì è cominciata la mia esperienza di italiano all’estero che continua tuttora in Svizzera.

In questi anni ho dovuto spesso traslocare, ricominciare da zero a livello professionale, imparare nuove lingue.  Ho però realizzato le soddisfazioni più grandi della mia vita avendo sposato quella ragazza, mettendo al mondo il nostro piccolo Leonardo di nove mesi, prestando la mia voce a diversi personaggi dei giochi Nintendo, contribuendo a realizzare automobili che forse qualcuno di voi oggi guida.


Quando è nato il tuo amore per la scrittura?


Ho cominciato a scrivere al liceo, prima poesie, poi sonetti in italiano medievale, per continuare all’Università con racconti brevissimi e articoli per il giornalino della facoltà di Giurisprudenza che avevo fondato io stesso.

Non avrei mai creduto di essere capace di scrivere una storia complessa e articolata di più di una o due pagine.

Ma il processo creativo è un fenomeno sorprendente ed entusiasmante che sa rapirti e farti realizzare cose inaspettate!


C’è un autore o un’autrice alla quale ti ispiri particolarmente?


Per il taglio del mio thriller sono certamente debitore a Vladimir Volkoff, scrittore russo di lingua francese, autore di spy-stories ai tempi della Guerra Fredda, e sono un estimatore di Federigo De Roberto, tanto che nel mio romanzo ho fatto loro due brevi, piccoli omaggi.  Poi sono un ammiratore di Orwell, Huxley e Bradbury.

Inoltre mi piace il ritmo dei romanzi di autori quali Frank Schätzing e di Marc Elsberg.



Parlaci del tuo romanzo “Uropia”: a chi e a cosa ti sei ispirato nella stesura della trama?


Non avendo mai scritto un romanzo prima di “Uropia” non sapevo da dove cominciare, così ho iniziato a scrivere una scena che mi frullava nella mente sotto forma di immagini.  Un film mentale come mi capita spessissimo, quando dal nulla mi passano davanti agli occhi immagini nitidissime di storie fantastiche - complete di dialoghi perfetti!

Avevo sentito parlare, anni prima, di una tecnologia di sorveglianza in remoto chiamata “RF Capture”: questa è stata la scintilla che mi ha ispirato a scrivere la prima scena, ponendomi la questione di come io stesso avrei potuto sottrarmi ad uno strumento del genere se ne fossi stato vittima.


“Uropia” affronta tematiche molto sensibili e attuali, quali? E perché hai scelto di parlarne?


Una sera mia moglie venne da me e si disse preoccupata che - parlando sempre e solo tedesco - io potessi perdere le competenze linguistiche della mia madrelingua, che avevo assai coltivato dal liceo classico in poi.  Per questo lei aveva trovato una soluzione: “Scrivi un libro.”

Come se fosse la cosa più semplice del mondo!  Da buon italiano le risposi di sì, tanto poi si sarebbe dimenticata.

Ma mia moglie è teutonica, quindi implacabile: dopo un mese mi chiese a che punto ero ed io risposi che …avevo appena completato la mia documentazione. Ma da quel momento dovetti cominciare a scrivere un libro sul serio, e decisi di scrivere qualcosa che aveva a che fare con le mie passioni: economia, politica, diritto costituzionale comparato.  Scrivendo una distopia sulle sorti future dell’Unione Europea non fu difficile concentrarmi sull’attualità, che era dominata dalla crisi economica, l’aumento della forbice tra ricchi e poveri, dal fenomeno terroristico, dall’ascesa dei movimenti populisti, dalla recrudescenza dell’estremismo politico.


Il protagonista del romanzo, Massimo Maffei, oltre a essere un traduttore italiano e un imprenditore, è un’attivista politico. Quali sono le conseguenze del suo operato all’interno dell’opera?


Massimo è un “eroe” realistico.

Rappresenta un comune cittadino come me, come te, come tutti noi.  Volendo scrivere un romanzo basato su documenti economici e geopolitici reali, concreti, volevo che anche la storia e i personaggi fossero quanto più verosimili e realistici possibili.

A differenza dei film e thriller americani in cui l’eroe pur essendo un semplice cittadino privo di allenamento, di preparazione e di strumenti tecnologici, si ribella – da solo!- contro un potere onnipresente e onnipotente e riesce (manco a dirlo) a batterlo.

Max quindi opera secondo i limiti che la sproporzione di potere e di mezzi gli consente, il suo ruolo nella storia è proprio quello di mostrare quanto la dura realtà sia tristemente diversa dalle storie di Hollywood e soci.


Massimo Maffei inizia una relazione d’amore con Anna, una giovane post-dottoranda. Che ruolo ha questa storia d’amore all’interno della narrazione?


La storia d’amore di Anna e Massimo introduce il personaggio femminile, una ragazza moderna che sa quello che vuole, che non ha paura dei tabù; che sa essere dolce e tenera, ma nei momenti difficili e disperati mostra la forza nascosta e il carattere di tutte le donne; riflette l’umanità, il senso di comunità e di appartenenza che pervade tutti i personaggi del romanzo che fan parte del nucleo familiare e amicale dei due innamorati.  


“Uropia” è ambientato a Monaco di Baviera, perché?


Perché l’ho scritto quando abitavo a Monaco+ di Baviera, dove ho vissuto per cinque anni.  Quelli descritti nel romanzo sono stati i luoghi e gli ambienti della mia quotidianità.

Ma ben presto gli eventi della trama disgregheranno il centro dell’azione e sconvolgeranno le vite tranquille e “normali” di queste persone comuni, e l’azione si sposterà tra Monaco, Bruxelles e L’Aja, con una divertente puntata in Sicilia!



Chi è il lettore o la lettrice ideale di “Uropia”?


Il mio romanzo è certamente un thriller: tutti gli amanti della suspense e dell’azione si troveranno a loro agio.  Ma nei rapporti tra i personaggi in maniera naturale si sviluppano inevitabilmente parti di vera e propria spy-story, di giallo poliziesco, di psico-thriller, che soddisferanno e sorprenderanno anche gli appassionati di questi generi.  Non dimentichiamo poi che è una distopia ambientata nel futuro prossimo: i lettori seriali di distopie troveranno quel che cercano.


Se ti va, lasciaci una citazione particolarmente significativa del libro.


Con il suo cinismo e la sua ambizione aveva saputo dimostrarsi leale e affidabile, perciò gli elitaristi della sua Loggia lo avevano scelto affinché realizzasse un progetto di riforma globale che avrebbe cambiato il mondo, rendendolo un luogo più ordinato, sicuro e confortevole.

Per loro.

Più precario, autoritario e arbitrario per chiunque altro.


Marianna Visconti 

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