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Recensione: Spezzate di J.E.S. Doyle

  Scheda libro: Casa editrice: Tlon edizioni Collana: Numeri primi Anno di pubblicare: 2022 Genere: Saggistica/Femminismo Target: All Formato: Brossura, 297 pagine Codice ISBN: 978-88-31498-65-4 Prezzo: 19,00 € Risvolto di copertina: Donne che sbagliano. Donne che crollano. Donne che, con la loro condotta, osano sfidare i limiti imposti da una cultura patriarcale. Donne spezzate dal morboso piacere di vederle fallire. È di queste donne che Jude Ellison Sady Doyle parla nel suo nuovo libro, Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano, esplorando il meccanismo perverso che stritola e soffoca le donne di ogni epoca. Da Charlotte Brontë a Miley Cirus, da Britney Spears a Hillary Clinton, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si era ottenuto. Come già ne Il mostruoso femminile, questo saggio crudo e graffiante è anche un invito rivol

Le interviste di Lego et Cogito: Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente

 

Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente

Cari lettori e Care lettrici, 

Benvenuti/e al consueto appuntamento con Le interviste di Lego et Cogito. Gli ospiti della settimana sono Marco Capocasa e Giuseppe Di Clemente, autori di Elbrus. Per saperne di più, continuate a leggere l'articolo.


Ciao Marco e Giuseppe, presentatevi alla nostra community e parlateci un po' di voi. 

MC: sono un antropologo. Il mio principale interesse scientifico riguarda le relazioni fra la diversità culturale e la diversità genetica nelle popolazioni umane. Mi occupo inoltre di Open Science, in particolare della condivisione del sapere scientifico in ambito antropologico e biomedico. La narrativa del fantastico è invece una passione giovanile che ho conservato e che mi accompagna ancora oggi. 

GDC: Al di là degli studi economici e di uno smisurato amore per la musica (il pianoforte è il mio strumento da quando avevo nove anni), sono un appassionato di astronomia e fantascienza e ho esordito con il romanzo Oltre il Domani nel 2019. 


Quando è nato il vostro amore per la scrittura? 

MC: leggo romanzi da quando ero bambino. Scrivere fa parte del mio lavoro, anche se la scrittura creativa è molto diversa rispetto a quella dei lavori scientifici. Elbrus è la mia prima esperienza in questo ambito.

GDC: Mi sono misurato con la scrittura creativa fin dal liceo, grazie agli stimoli di professori eccezionali. Parallelamente la mia passione per la lettura è stata trasversale: dal giallo al romanzo storico, passando per i grandi classici, approdando poi alla fantascienza. Ed è proprio quest’ultimo il genere che, infine, ho scelto per esprimermi.


A quale autore o autrice vi ispirate particolarmente? 

MC: anche se non saprei quantificare l’influenza delle mie letture sulla scrittura, di sicuro conservo dentro di me tanto di esse. I miei autori preferiti sono Isaac Asimov, Stanislaw Lem e Ursula K. Le Guin. Ma non leggo solo fantascienza, per esempio ho amato moltissimo alcuni romanzi di Paul Auster e James Ellroy, mentre fra i classici direi Erskine Caldwell e John Steinbeck.

GDC: Ho letto tanto e di ogni genere e ogni autore ha talenti a cui ispirarsi. Gli incastri di Christie, la matura vena fantastica di Tolkien, l’attenzione per le tematiche sociali di Hugo, il visionario Asimov, tanti, troppi da menzionare. Dunque, è determinante trovare un proprio equilibrio narrativo e stilistico nelle cui pieghe troveremo echi lontani di tutti questi maestri.




Come e quando è nata l'idea di scrivere Elbrus

GDC e MC: nel corso di una revisione scientifica di Oltre il domani, (il precedente romanzo di Giuseppe) abbiamo iniziato a scambiarci pareri e qualche spunto. Lo scambio si è poi intensificato e ha condotto alla stesura del soggetto. Doveva essere un racconto breve, ma poi la trama si è infittita.


Di che cosa parla nello specifico? 

GDC e MC: la trama di Elbrus si sviluppa in un pianeta Terra messo a durissima prova dalle conseguenze delle attività dell’uomo. Lo scioglimento dei ghiacci ai poli, il degrado dei suoli e i fenomeni di desertificazione hanno portato a migrazioni di massa e al sovrappopolamento delle aree subpolari del pianeta. In Elbrus l’umanità è alle prese con il problema più grave, quello della scarsità di risorse e delle difficoltà di sostentamento. Quando tutto sembrerebbe volgere al peggio, un’occasione di salvezza giunge da molto lontano, dalle profondità del cosmo, e un gruppo di scienziati, le migliori menti del pianeta, cercherà di coglierla. 

 

A quale tipo di lettore o di lettrice si rivolge? 

GDC e MC: crediamo che possa piacere a un pubblico più ampio rispetto a quello dei soli appassionati del genere fantascientifico. Noi stessi, oltre a questo, coltiviamo interessi differenti che in qualche modo pensiamo abbiamo contribuito alle sfumature di Elbrus.


Questo libro lo avete scritto insieme. Vi siete trovati a vostro agio nello scrivere a quattro mani? 

GDC e MC: anche se inaspettatamente, è stato forse l’aspetto più semplice della nostra collaborazione. Abbiamo affinato un nostro approccio in cui uno “guarda le spalle” all’altro e a noi sembra del tutto naturale.


Avete altre opere in cantiere? 

GDC e MC: con Elbrus abbiamo iniziato un sodalizio che stiamo felicemente portando avanti. Attualmente stiamo scrivendo un nuovo romanzo ambientato nello stesso universo narrativo di Elbrus, del quale però preferiamo non svelare ancora i particolari.


Se vi va, ci lasciate una o più citazioni significative del libro? 

GDC e MC: riportiamo un breve passaggio che speriamo possa incuriosire i nostri lettori:

“La spaventosa sensazione che scuoteva ◊○○○ (Eras) ogni volta che rifletteva sulla vastità dell’Universo non lo appagava mai abbastanza. Stava guardando fuori e nel vuoto dello spazio osservava asteroidi che pigramente galleggiavano inerti. Ma anche loro obbedivano a un ordine superiore nella loro lenta orbita, e così ogni singolo pianeta del Sistema. E la stessa stella [Ljuhr], centro gravitazionale aggregante di ogni corpo in rotazione intorno ad essa, a sua volta era collocata in uno dei bracci della spirale di una galassia del diametro di 145.000 [Kut]-luce, e ruotava insieme ad altri 300 miliardi di stelle attorno a un buco nero supermassiccio. E se anche questo non fosse bastato a togliere il respiro, premettendo che questa galassia apparteneva a un “gruppo locale”, gli avi del suo popolo studiando l’Universo per centinaia di migliaia di [Kut] avevano individuato e classificato almeno duecento miliardi di galassie, distanti fra loro secondo misurazioni al limite della comprensione, e organizzate secondo una struttura che induceva a riflettere su quell’ordine superiore. Tutto questo in un primo momento induceva istintivamente a riconsiderare il valore della propria minuscola esistenza, nel tempo e nello spazio. Poi, dopo una prima fase di sgomento e mortificazione, montava l’ammirazione per un mondo pressoché infinito, l’emozione per aver compreso qualcosa di incomprensibile, l’eccitazione per aver sfiorato il significato profondo delle cose, l’inquietudine del vuoto che lasciavano le domande senza risposta su quello che, non essendo osservabile e misurabile, rimaneva senza ragione. Ma la natura di ◊○○○(Eras) e di tutta la sua specie aveva rivelato se stessa nell’arco di diverse ere. La loro essenza era legata a doppio filo con la materia del proprio corpo, l’una espressione dell’altra. Quando il loro corpo moriva e deperendo tornava all’Universo, essa si trasformava e tornava a far parte del tutto, perché ogni cosa era energia e materia al tempo stesso. Nessuno moriva mai per davvero scomparendo del tutto. Quell’essenza sostanziatasi in individuo sarebbe stata irripetibile e unica, ma insieme alla componente materiale sarebbe perdurata mutando e tornando a far parte del tutto per poi contribuire ancora all’esistenza, riprendendo forma in modo diverso in altri individui di nuova nascita, e anch’essi sarebbero stati unici e irripetibili come esseri. Così ognuno era diverso dagli altri, ma allo stesso tempo tutti erano legati agli altri da una sottile linea energetica che tesseva una trama fra essenza e materia, la cui sintesi restituiva un individuo senziente e animato. L’energia, così, trovava un’espressione unica negli individui, perché da essi era naturalmente modellata nel loro modo d’essere, di vivere e di relazionarsi con la natura circostante”.


Marianna Visconti 


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