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Recensione: La traccia del pescatore - La Sicilia del commissario Venedda di Roberta Castelli
Scheda libro
Casa editrice: Golem edizioni
Collana: Le Vespe
Anno di pubblicazione: 2020
Genere: giallo/poliziesco
Target: All
Formato: Brossura, 196 pagine
Codice ISBN: 978-88-85785-88-5
Prezzo: 13,90 €
Link d'acquisto: https://amzn.to/39mRzcx
Trama:
Lo splendido e immaginario paese di Lachea fa da sfondo alle avventure del commissario Vanedda, un uomo controcorrente che ha deciso di sfidare pregiudizi e diffidenze e fare il poliziotto in Sicilia, nonostante la sua omosessualità.
In questa prima indagine si trova a confrontarsi con un omicidio e con la quasi contemporanea scomparsa di una giovane ragazza.
Tra intrighi, misteri e reticenze avrà modo di mostrare tutto il proprio intuito e le proprie capacità all’interno di un commissariato corale e vitale, ricco di personaggi che presto entreranno nel cuore del lettore.
Recensione:
La traccia del pescatore - la Sicilia del commissario Venedda di Roberta Castelli è un giallo doc, poiché rispetta tutti i cliché del genere, nessuno escluso.
Tutto ciò non è un malus, bensì un bonus: infatti, ogni genere letterario che si rispetti possiede delle peculiarità intrinseche, che lo caratterizzano in quanto tale. Ma ciò non significa che il romanzo sia privo di originalità. Tutt'altro.
Uno degli elementi che ho apprezzato maggiormente è che la vicenda rimandi a tematiche sociali abbastanza importanti, quali: l'omesessualità, la violenza sulle donne e la voglia di restare nella propria terra natia, nonostante le difficoltà.
Un'altro aspetto positivo è la caratterizzazione dei personaggi, che ho trovato davvero ottimale: a partire dal protagonista, il commissario Angelo Vanedda, che, per certi versi, ricorda il Montalbano di Camilleri, di cui si conoscono le manie, le fissazioni, la serietà sul lavoro, la vita privata, il caratteraccio ma anche il buon cuore; fino ai personaggi collaterali, ognuno con una personalità ben definita. Tanto che sembrano fatti di carne e ossa ed è davvero facile affezionarsi a ognuno di essi, persino all'assassino/a (e ho detto tutto).
Inoltre, ne ho gradito lo stile: un equilibrio perfetto fra suspanse e ironia, che rende frizzante e scorrevole la narrazione. In particolare ho trovato molto esilaranti due passaggi dell'opera:
- il primo è quello della vedova allegra, la quale balla e esulta innanzi al commissario Vanedda e al suo assistente non appena appresa la morte del marito;
«Mossi? Mossi appiddaveru? Libera sugnu! Libera finalmente!» urlava senza ritegno, accompagnando la voce con dei piccoli saltelli sul posto. I due la guardavano basiti.
- l'altro riguarda l'insolito timore del buio dell'ispettore Vaccaro, che stride decisamente con l'aplomb di ferro che ci si aspetterebbe da un rappresentante delle forze dell'ordine.
«Vaccaro, torno un attimo in macchina che devo prendere una cosa, tu aspettami qui.»«
Nooo commissario, da solo mi vuole lasciare?»
«Perché Vaccaro, ti mangiano i lupi?»
«I lupi ci sono? Non mi lasci qui, la prego!»
«Manco si può scherzare con te. Resta qui ti ho detto e muto! Sto tornando!»
Dal punto di vista stilistico, ho adorato l'inserimento di alcune espressioni dialettali nel corpo del testo, attraverso cui è possibile respirare aria di Sicilia a pieni polmoni. Ci tengo a precisare che si tratta di termini di facile comprensione; per questo motivo non ne risente la fluidità del testo, semmai le conferisce un valore aggiunto.
Faccio i miei complimenti alla talentuosa Roberta Castelli, la cui penna delicata ma d'impatto ha dato vita a un romanzo giallo colmo di episodi ironici e paradossali, ma non per questo privo di spessore.
Il commissario Vanedda e la sua banda di matti hanno conquistato il mio cuore e potrebbero rapire anche il vostro... perciò vi consiglio di aprirgli le porte di casa, sono certa che non ve ne pentirete affatto.
Marianna Visconti
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Commenti
Bellissima recensione, da come ne parli mi incuriosisce molto
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