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Le interviste di Lego et Cogito: Barbara Valenti
Cari lettori e Care lettrici,
Benvenuti/e a questo appuntamento con Le interviste di Lego et Cogito. L'ospite della settimana è Barbara Valenti, avvocata di professione e scrittrice per passione. Nell'intervista di oggi ci presenta un'opera davvero deliziosa, una perla imperdibile poiché adatta al clima leggero e frizzante dell'estate: Che m'importa del cielo. Per saperne di più, scorrete in basso. Buona lettura.
Ciao Barbara, presentati alla nostra community e parlaci un po' di te.
Ciao a tutti. Mi chiamo Barbara Valenti, sono nata e vivo ad Augusta, un paese in provincia di Siracusa. Dopo la licenza classica mi sono laureata in Giurisprudenza e oggi sono un’avvocata oltre che una scrittrice. Ho sempre qualche difficoltà a parlare di me, sarà che trovo più interessanti da raccontare le vite dei miei personaggi, quindi non saprei che altro aggiungere!
Quando è nato in te l'amore per la scrittura?
Credo sia sempre esistito dentro di me, solo che a un certo punto me ne sono accorta. Quando ero alle elementari (ma anche nei cicli scolastici successivi) le ore più piacevoli erano quelle del tema di italiano. Ogni volta sfidavo me stessa a essere più originale della precedente, era il mio principale obiettivo insieme al bel voto. Però ho realizzato quanto fosse grande “quest’amore” soltanto quando, in seconda media, la prof di italiano ci assegnò da scrivere un racconto dell’orrore, e mi sono accorta che scrivere racconti e romanzi era “la mia cosa preferita”: ogni giorno, dopo pranzo, mi mettevo al computer a inventare storie, prima di cominciare i compiti. In quel periodo non avevo dubbi: da grande avrei fatto la scrittrice. Solo che nel tempo il mio sogno ha cominciato a sembrarmi una cosa irraggiungibile. Ho smesso di prenderlo sul serio e l’ho infilato in un cassetto, nascosto come una verità ridicola, mentre la vita “normale” (con i suoi studi e i suoi obiettivi “credibili e seri”) tra un imprevisto e l’altro andava avanti. Però non ho mai smesso di scrivere, era pur sempre la mia cosa preferita. Circa quattro anni fa, forse anche merito di una chiacchierata con un conoscente, qualcosa è cambiato. Il mio sogno ha iniziato ad apparirmi per quello che era, una cosa realizzabile. Poco tempo dopo è arrivata la pubblicazione con bookabook.
A quale autore o autrice ti ispiri particolarmente?
In realtà credo di non ispirarmi a nessuno. I miei gusti letterari sono piuttosto variegati e cambiano nel corso degli anni. In generale, amo lo stile narrativo pulito e scorrevole, infatti tra i miei autori preferiti c’è Gianrico Carofiglio. In passato ho letto molti romanzi di Sophie Kinsella, di cui apprezzo il piglio veloce e divertente. Non mi precludo niente e leggo di tutto, dal grande classico alla chick lit, amo fare nuove “conoscenze” (quest’anno ho “scoperto” Starnone e la Bertola). Mi sforzo di leggere anche libri che non rientrano tra i miei gusti, è una forma di “studio” che reputo necessaria. Mi piace spaziare. Stessa cosa vale quando scrivo. Milioni di stelle è una “women fiction” in cui si intrecciano le storie di due donne dal passato familiare complesso, pur non mancando ironia e leggerezza, mentre Che m’importa del cielo! è una commedia vera e propria. Non escludo di scrivere horror, rosa o gialli in futuro. Non mi va di rimanere “inquadrata” in un genere, voglio sperimentare.
Da poco hai pubblicato: Che m'importa del cielo. Cosa tratta e quali tematiche affronta?
Che m’importa del cielo! è una commedia fresca, estiva. La chiave di lettura è senza dubbio l’ironia. Avevo voglia di leggerezza, così ho inventato questo paesino di mare, Roccadorata, che ho scelto come meta per le vacanze di Bianca, la protagonista. Bianca è abituata da sempre a ottenere quello che vuole (cose e persone!) e per farlo le basta sfoderare il suo “magico sorriso”. Ebbene, a Roccadorata c’è un’inversione di rotta: lì il suo potere non funziona e gliene succedono di tutti i colori.
La protagonista del libro, Bianca, chi è? Come evolve il suo personaggio all'interno del romanzo?
Bianca è una ventiduenne bella e ricca. Nonché superficiale, opportunista, snob… potrei continuare. Detta così sembra avere tutte le carte in regola per essere la “cattiva” della storia… ma non lo è. I suoi pensieri restano tali, non è offensiva. La narrazione è in prima persona, perciò tutto è filtrato dal suo sguardo e dal suo modo di pensare, talvolta piuttosto originale. Tra storpiature della lingua italiana, violini su misura e pelapatate per il legno, Bianca dimostra di essere “un personaggione”, come l’ha definita qualcuno. Gli eventi che si susseguono a Roccadorata incidono su di lei, che ha una “crescita” nel corso della storia. Però, nonostante questa evoluzione, rimane coerente con se stessa, pregi e difetti, fino alla fine. Credo che la coerenza, nel bene e nel male, sia il suo punto di forza.
Quale messaggio intendi trasmettere con quest'opera?
Il mio obiettivo è regalare ore piacevoli e spensierate a chi lo leggerà, ma è anche vero che ci sono tanti messaggi e spunti di riflessione. In particolare, mi piacerebbe far riflettere sul concetto di “superficialità” e sulla facilità con cui, senza nemmeno accorgercene, giudichiamo chi giudica gli altri.
Chi è il lettore/la lettrice ideale di Che m'importa del cielo?
Chiunque abbia voglia di una lettura leggera ma non priva di contenuti.
La tua opera d'esordio, Milioni di stelle, è stata pubblicata in crowd-funding con Bookabook mentre Che m'importa del cielo hai scelto di pubblicarlo in Self-publishing. Che differenza ci sono tra le due modalità di pubblicazione? Quale prediligi?
L’esperienza con bookabook ha rappresentato il mio ingresso nel mondo editoriale. La campagna di crowdfunding è stata una bella sfida, specie perché, tolti i miei familiari e un paio di amici, nessuno sapeva della mia passione per la scrittura. È stato un modo plateale di venire allo scoperto, erano tutti piuttosto sorpresi. Convincere futuri lettori a preordinare un libro che ancora non esiste materialmente è molto difficile, specie quando non sei un personaggio popolare. Ho accettato di farlo perché dell’altra parte c’era il mio sogno e perché l’ho reputata una bella opportunità per farmi conoscere assicurandomi un certo numero di lettori ma non credo che lo rifarei in futuro. Quello che ho imparato durante l’editing di Milioni di stelle mi è servito per l’editing di Che m’importa del cielo!, che ho curato da sola. Ho scelto Amazon sia perché ero curiosa di provare l’autopubblicazione, sia perché avevo voglia di rimettermi in gioco in poco tempo dopo l’anno buio del lockdown che ha mandato in fumo la promozione di Milioni di stelle.
Fare “l’editrice”, oltre che l’autrice, mi è piaciuto molto. Ho fatto tutto io: dalla correzione delle bozze all’impaginazione. Per lo stesso motivo è stato piuttosto faticoso. Però sono contenta di aver dato la mia “impronta editoriale” al romanzo. Avere una sorella illustratrice, comunque, è stata una fortuna non da poco!
Ci sono pro e contro in entrambi i sistemi di pubblicazione. Oltre che per la totale autonomia nelle scelte editoriali, Amazon è di certo più conveniente dal punto di vista delle royalties. Quello che mi dispiace è che il libro non sia ordinabile in libreria. Da “imprenditrice” devo anche occuparmi della promozione, ma in buona parte lo facevo anche con Milioni di stelle. Per il futuro ho intenzione di percorrere altre strade per la pubblicazione, ma non escludo di continuare a pubblicare anche con Amazon.
Se ti va, ci lasci una citazione particolarmente significativa del libro?
Ah, le perle di Bianca sono tante e così varie che c’è l’imbarazzo della scelta. Ve ne riporto alcune, così potete farvi un’idea su di lei.
«Del resto, non è colpa mia se sono nata incredibilmente bella e affascinante. Semmai ho il merito di essermi accorta presto della mia fortuna. Che mi è servita anche a farmi strada e portarmi avanti nella vita. Per esempio, all’università è stato tutto piuttosto semplice. Un sorriso al professore per distrarlo, uno al collega perché mi passasse il compito... e tutto è filato liscio fino alla laurea. Certo, non potevo pretendere il 110 e lode, ma laurearsi in una prestigiosa facoltà di Economia senza aprire un solo libro è comunque roba da geni, no?»
«Un’intera notte trascorsa a pensare non la auguro a nessuno (oddio, proprio a nessuno no. C’è sempre qualcuno che la merita!). Per la prima volta ho capito cosa provano quegli intellettuali che passano il loro tempo a interrogarsi sulla vita, sulla morte, sull’esistenza di Dio, sul cielo, sugli alieni, sulla fame nel mondo, sulla guerra... Dei poveracci che sprecano i loro giorni e le loro notti dietro a domande senza senso. Non avrei mai creduto che sarebbe successo anche a me di sprecare una notte per trovare una spiegazione a un fatto inspiegabile. Talmente inspiegabile da avere addirittura il dubbio che sia accaduto davvero.»
«Meglio usare gli altri che farsi usare!»
«Nella vetrina sono esposti strumenti musicali (per la precisione, una chitarra e un violino) insieme a due spartiti e qualche leggio. Sbirciando dentro (c’è una luce soffusa, anche se il negozio è chiuso) riesco a intravedere due enormi violini ad altezza d’uomo (uno ad altezza d’uomo alto e uno d’uomo un po’ più basso. Non sapevo che facessero i violini su misura).»
«Queste cose proprio non le sopporto. Io non ho mai avuto un sogno (in realtà uno sì. Una borsetta Chanel in edizione limitata, ormai introvabile). Però mi dispiace che le persone che ne hanno uno rinuncino a realizzarlo per i motivi più disparati. Ho un cuore anche io, dopotutto (purtroppo!).»
Marianna Visconti
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